OpenSearch
Recentemente OpenSearch, il noto fork di Elasticsearch sviluppato da Amazon Web Services (AWS), è stato accolto dalla Linux Foundation, segnando un passo importante per la comunità open-source. Questa mossa non solo solidifica il progetto come neutrale rispetto ai vendor, ma permette anche una maggiore trasparenza e collaborazione. Il coinvolgimento di grandi nomi come SAP e Uber suggerisce che l’interesse per OpenSearch non farà altro che crescere, e potrebbe diventare un punto di riferimento per chi cerca alternative libere e open ai grandi player commerciali.
Ma perché è rilevante? Il tutto parte dal rapporto un po’ travagliato tra Elastic e l’open-source. Elastic, il creatore di Elasticsearch, ha cambiato licenza nel tempo, passando da una permissiva open a una più restrittiva, con l’intento di proteggere i propri interessi commerciali. Questo ha spinto AWS a prendere in mano la situazione, creando prima l’apprezzato Opendistro for Elasticsearch e poi “forkando” Elasticsearch dando il via a OpenSearch. Oggi, OpenSearch si rimette in gioco, sotto il cappello e la supervisione della Linux Foundation.
Elastic, nel frattempo, ha iniziato a fare marcia indietro, riavvicinandosi a modelli open-source. La mossa di Elastic non è solo una questione di licenze, ma riflette un mercato che, spinto dalla domanda di soluzioni trasparenti e comunitarie, impone un certo ritorno alle origini.
Cosa significa tutto questo? Per noi appassionati del mondo open-source è la dimostrazione che la collaborazione aperta può ancora vincere. Certo, il business è parte del gioco, ma la creazione di un ecosistema neutrale, libero da logiche di controllo centralizzato, offre prospettive eccitanti per il futuro della tecnologia. Sarà interessante vedere se OpenSearch riuscirà a superare Elasticsearch in popolarità e supporto.
Le opinioni in quanto tali sono opinabili e nulla ti vieta di approfondire l’argomento.
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